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"...Leggerezza, freschezza e bellezza..."

Valutazione dell’attività antibatterica e riepitelizzazione dell’olio d’oliva ozonizzato

 

 

Gli studi sulle sostanze che cedono ossigeno utilizzabili in medicina a scopo battericida sono noti fin dalla scoperta degli ossidi di idrogeno fatta da Thenard nel 1818. Nella pratica farmaceutica allora venivano usati perossidi inorganici ed organici, mentre l’ozono, di cui nel 1885 Schonbein ed altri riconobbero i benefici, venne utilizzato in campo medico per la prima volta da Knox nel 1914 sotto forma di olio ozonizzato. La prima ricerca sugli effetti letali dell’ozono sui microbi (utilizzato sotto forma di olio di oliva ozonizzato) è citata da Harada e Stevens nel 1934, mentre nel 1936 Bender scrive circa la possibilità di farne uso a livello clinico. Le ricerche di Cronheim misero poi in evidenza gli effetti battericidi e fungicidi dell’olio di oliva ozonizzato su diversi ceppi. Negli anni ‘50 è stata considerata la possibilità di utilizzare l’olio d’oliva ozonizzato in campo medico su larga scala; l’olio d’oliva ozonizzato veniva usato negli USA e si trovava sul mercato sotto forma di olio fluido con azione disinfettante nonché rigenerativa sulle ferite; tuttavia venne in seguito tolto dal mercato perché di facile decomponibilità. Sono poi state prodotte sostanze con maggiore consistenza, le quali mantengono il loro effetto nel corso degli anni. Questo ha riacceso l’interesse della farmacologia e quindi l’uso dell’olio d’oliva ozonizzato ha potuto riacquisire notevole spazio. L’Ozono gassoso si addiziona ai doppi legami delle catene grasse insature dell’olio di oliva. Attraverso una reazione di addizione elettrofila consente di incorporare i 3 atomi di ossigeno dell’Ozono nel doppio legame; maggiore è il livello di insaturazione, maggiore è la quantità di ossigeno che è possibile ‘‘immagazzinare’’.

Ozonoterapia: che cos'è e a che cosa serve

Dall'ortopedia ai disturbi della circolazione arteriosa, dalle retinopatie alle epatopatie: tutto quello che si può curare con questa tecnica che sfrutta le potenzialità dell'ozono

 

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"In tutto il mondo viene chiamata ozonoterapia perché si tratta a tutti gli effetti di una terapia con l'ozono" racconta a Panorama.it il dottor Gaspare Porzio, direttore sanitario della Leda Clinic di Bergamo, che da più di dieci anni pratica l'ozonoterapia con ottimi risultati. 

"L'ozonoterapia da un punto di vista sistemico può essere utilizzata con ottimi risultati per tutte le patologie che interessano gli organi (ad esempio pancreopatie, cardiopatie, pneumopatie, apparato gastroenterico). Qualsiasi parte del corpo centrale o periferica trae beneficio dalla ozonoterapia. Io uso l'ozono a 360 gradi. Essendo un omeopata, ho la visione del corpo nell'insieme. Non mi limito alla singola patologia o al singolo organo. In tutti questi anni l'ho usata con risultati eccellenti per curare ernie discali, artriti, artrosi, patologie gastrointestinali (in abbinata con la idrocolontearpia) e persino insufficienze venose. Effetti collaterali? Praticamente nessuno. Il tasso di soddisfazione del paziente va dal novanta al cento per cento. Da me arrivano persone che hanno provato un po' di tutto: dagli anti infiammatori ai cortisonici senza ottenere risultati risolutivi" spiega il dottor Porzio. 

Il valore preventivo: "L'ozonoterapia lavora sul miglioramento dei vasi arteriosi e venosi: questo significa minori rischi di l'infarto e pminori possibilità di contrarre patologie arteriose e venose. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2,  l'ozonoterapia regola la messa in circolo dell'insulina. L'ozonoterapia è indicata per tutti: serve a mantenere in perfetta armonia l'equilibrio del corpo in modo che sia pronto ad affrontare qualsiasi evento, mette in equilibrio la macchina corpo rendendola pronta ad afrrontare ogni tipo di evenienza, è come portare il corpo in montagna e farlo allenare ad alta quota. 

Le metodiche: "Ci sono diverse metodiche: la grande autoemo, la piccola autoemo e la locale. La grande autoemo significa effettuare un prelievo di sangue (100-150 ml) che passa attraverso una boccia di vetro che viene ozonizzata. Successivamente, il sangue ozonizzato viene reintrodotto. La metodica della grande autoemo dura in tutto tra i 30 e i 40 minuti e non ha controindicazioni.  Molto importante la concentrazione di ozono: ogni concentrazione corrisponde a patologie diverse".

La piccola autoemo: "In questo caso vengono prelevati 10 ml di sangue che viene ozonizzato nella siringa e poi reintrodotto per via inframuscolare. Produce grandi benefici nelle malattie autoimmunitarie e nelle malattie della cute come l'acne o le dermatiti violente. 

Chi può curarsi con l'ozonetrapia?: "Non si pratica a pazienti affetti da favismo, ipertiroidismo grave o cardiopatie serie. Quanto al rischio di embolie è importante dire che se l'ozono viene usato in modo corretto non esistono possibilità di embolia gassosa. L'unica possibilità è un errore di insuflazione diretta a livello venoso o ancor peggio a livello arterioso. Non è l'ozono ad essere pericoloso, è l'operatore che sbaglia in questi casi". 

Giovanni Poglio

PANORAMA.IT

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